SONO ARRIVATI I TEMPI DELLA FINE?
Giunti al termine di questo grande affresco, ricco di suggestioni e di insegnamenti, è opportuno concludere offrendo al cristiano esigente un quadro dottrinale sicuro, che lo aiuti a fare opera di sapiente discernimento in un momento in cui messaggi di incerta provenienza e di dubbia dottrina rischiano di sviarlo. Si tratta di evitare da una parte un atteggiamento facilone, che non si cura della prospettiva di attesa che caratterizza la fede cristiana e dall'altra di mantenere un atteggiamento di fiducia rispetto al futuro, senza cadere in angosciosi catastrofismi, tipici soprattutto delle sette. Molto abbiamo già detto riguardo alla visione cattolica sulla fine del mondo. Ora però ci proponiamo di sintetizzarne gli elementi certi, così come emergono dalla riflessione della Chiesa sulla Parola di Dio. La meditazione sui tempi della fine è sempre stata viva nella Chiesa, la quale su questo argomento ha proposto fin dagli inizi una dottrina sicura, al fine di aiutare i credenti a guardare al futuro con gli occhi della fede.
SONO INCOMINCIATI GLI ULTIMI TEMPI?
Innanzitutto è necessario comprendere in quale tappa della storia ci troviamo a vivere. Noi cristiani dobbiamo imparare a guardare al passato con gli occhi della fede, in modo tale da vedere la storia del mondo e dell'uomo come l'attuazione del progetto di Dio. Il mondo, ripete Paolo più volte nelle sue lettere, è stato creato non solo per mezzo del Verbo, ma in vista del Verbo. Schematizzando potremmo dire che la creazione del mondo e dell'uomo è in vista dell'incarnazione. Questa a sua volta è in vista della redenzione dell'uomo e della sua glorificazione in Cristo. Il compimento della storia vedrà Cristo giudice consegnare il mondo redento al Padre, perché Dio sia tutto in tutti (1Cor 15,28).Nella prospettiva di fede la storia del mondo e dell'uomo vede lo snodarsi di un grande progetto di amore, più forte degli smarrimenti, delle deviazioni e delle perversioni a cui si abbandona la libertà umana. Questa visione ottimistica, che contempla la grazia sovrabbondare sul peccato, va fermamente conservata nello sguardo del credente sulla realtà, anche se la potenza del male a volte sembra invincibile e la possibilità della rovina eterna è una minaccia concreta che incombe sulla vita di ognuno. Nello svolgimento del meraviglioso progetto di Dio noi ci troviamo nell'ultima tappa. Essa va dall'Ascensione al cielo di Cristo fino al suo ritorno nella gloria, quando verrà a giudicare i vivi e i morti, ponendo fine alla storia umana. Compiuta l'opera della redenzione da parte di Gesù Cristo, ora è incominciato il tempo in cui i frutti della redenzione vengono distribuiti agli uomini. Proprio perché si tratta dell'ultima fase della storia della salvezza, possiamo correttamente dire che viviamo gli ultimi tempi. Essi abbracciano l'arco di tempo che va dalla prima alla seconda venuta di Cristo. Dopo questa tappa, non ce ne sarà un'altra, perché con la venuta di Cristo nella gloria il tempo finirà e incomincerà l'eternità. Sarà un'eternità nella gioia di Dio per chi l'avrà accettato in questa vita, mentre chi l'avrà rifiutato senza pentirsi verrà inghiottito dalla morte eterna. Messo in luce questo dato indiscutibile della fede, e cioè che noi stiamo vivendo l'ultima fase della storia umana, dobbiamo cercare di cogliere tutte le caratteristiche di questo periodo nel quale Dio ci ha chiamato all'esistenza.
CRISTO È IL SIGNORE DEGLI ULTIMI TEMPI
Una delle caratteristiche più importanti dell'ultima tappa della storia umana è il fatto che essa ha Cristo come Capo e come Signore. Prima del compimento della redenzione il mondo, per divina permissione, era sotto il giogo di colui che Gesù nel Vangelo chiama il "principe di questo mondo", cioè satana. Ottenuto il consenso dell'uomo fin dal paradiso terrestre, il serpente ha tenuto ben stretto il mondo nelle sue spire, trascinando l'umanità, consenziente al male, nelle tenebre e nell'ombra di morte. L’incarnazione segna l'inizio del grande duello, che si concluderà con la vittoria di Cristo risorto. Incomincia dunque una nuova fase della storia umana nella quale Cristo è il "Signore". Egli detiene tutto il potere non solo nei cieli, ma anche sulla terra. Egli è al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione, perché il Padre tutto ha sottomesso ai suoi piedi (Ef 1,21-22). Cristo risorto è il Signore del cosmo e della storia. Dovremmo dare tutto il significato che merita all'acclamazione liturgica: "Tuo il Regno, tua la potenza e la gloria nei secoli" A volte la potenza del male ci induce a pensare il contrario. Spesso i cristiani, nel momento della prova, sembrano dubitare non solo della potenza, ma persino della presenza di Cristo. In realtà il mondo è suo e sua è la chiave del cuore umano. Quella di Satana è solo una falsa forza. Nulla può resistere alla grazia di Cristo. Egli lascia che il male intessa le sue trame, ma poi le usa per confonderlo. Quando Dio dice "basta!" per il male è finita. Uno dei più nitidi insegnamenti dell'Apocalisse è la supremazia assoluta di Cristo sulle potenze demoniache. I singoli, i gruppi, le nazioni, l'umanità intera sono sotto l'influsso della sua grazia che realizza tutto ciò che vuole. Naturalmente rispetta la libertà umana, ma la sua onnipotenza si manifesta proprio nel raggiungere i fini che si prefigge nel pieno rispetto delle libere scelte degli uomini. San Tommaso d'Aquino sintetizza stupendamente tutto questo, affermando che la volontà di Dio si realizza sempre.
TEMPI DI MISERICORDIA E DI PERDONO
Un altro aspetto fondamentale dell'ultima tappa della storia dell'umanità è che su di essa si riversano i fiumi di acqua viva dell'amore di Dio. Con l'Ascensione al cielo di Cristo viene effuso sul mondo lo Spirito Santo. Non si tratta di un evento limitato all'inizio della storia della Chiesa, ma di una Pentecoste permanente che si estende fino alla fine del mondo, quando Cristo consegnerà il Regno al Padre e Dio sarà tutto in tutti. Come all'inizio della sua missione Cristo vide i cieli aprirsi e scendere su di lui lo Spirito, così all'inizio della missione della Chiesa i cieli si aprono e Dio riversa il suo infinito amore mediante il dono dello Spirito Santo. Si tratta di una effusione che continua attraverso i sacramenti della Chiesa e che non cesserà, perché l'amore di Dio per il mondo è irrevocabile. Questa prospettiva deve essere sempre tenuta presente, soprattutto di fronte agli scenari apocalittici che sono tipici di molte sedicenti rivelazioni private riguardo alla fine dei tempi. Non poche parlano di tremendi castighi, di nuovi diluvi di fuoco, di ecatombi atomiche ecc. Nessuno nega che Dio permetta quei castighi che l'uomo si infligge con le sue proprie mani, come ad esempio la guerra e quelle situazioni sofferte di vita che sono causate dai disordini morali. Anche i cataclismi naturali possono essere visti in questa luce. Tuttavia, non si può dimenticare che quello che viviamo è il tempo della misericordia e del perdono e che eventuali castighi in ultima analisi hanno lo scopo di purificare l'umanità e di ricondurla a Dio. Egli, nella sua sapienza e nel suo amore, lascia che l'uomo gusti il calice amaro del male, perché si liberi dall'inganno della seduzione e ritorni al Padre celeste che lo ama. Non pochi cristiani si dimenticano che il vero diluvio del tempo presente è quello della carità di Dio che avvolge l'intero mondo nelle acque dissetanti del suo amore. In cielo abbiamo il Verbo Incarnato, Dio e uomo, nostro amico e fratello, che continuamente intercede per noi e per il mondo. Come si possono alimentare prospettive terrificanti riguardo al futuro se il mondo è amato da un amore infinito, perenne e fedele e Cristo stesso lo regge con scettro di ferro?
LA PRESENZA DEL MALE
Il cristiano non può assolutamente dimenticare un dato fondamentale della sua fede: questo mondo è stato redento a caro prezzo e su di esso risplende il sole della divina misericordia. Questa prospettiva di fede necessariamente ottimistica non chiude gli occhi di fronte alla presenza del male. I testi del Nuovo Testamento sono tutti concordi nell'affermare che, benché questo mondo sia stato strappato al Maligno, tuttavia Satana conserva, per permissione divina, la capacità di operare e di nuocere. Infatti, il Regno di Cristo non è ancora realizzato con potenza e gloria grande (Lc 21,27), come avverrà con la seconda venuta. Le potenze demoniache continuano a insidiarlo, come afferma Paolo nel celebre brano della seconda lettera ai Tessalonicesi, dove allude al mistero di iniquità che è in azione (Tess 2,7). Esse sono state vinte dalla Pasqua di Cristo, ma non cessano di insidiare, sedurre e perseguitare i credenti. I testi e le immagini del Nuovo Testamento sull'azione di Satana non lasciano certo tranquilli. Pietro lo raffigura come un leone ruggente, alla continua ricerca di qualcuno da divorare (1Pt 5,8). Giovanni lo paragona a un enorme drago rosso, che, precipitato dal cielo, si avventa contro la donna, il Figlio da lei nato e la sua discendenza, cioè contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù (Apoc 12,1-17). Ne consegue che il tempo che viviamo è di attesa, di vigilanza e di lotta. A questo riguardo il cristiano deve evitare due atteggiamenti fra loro opposti, ma che non corrispondono alla visione di fede. Il primo è quello di chi non tiene conto di questa forza perversa e pervertitrice, che è stata soggiogata da Cristo e alla quale è stato sottratto il potere sul mondo, ma che Dio, nella sua sapienza, lascia ancora agire, finché alla fine della storia verrà rinchiuso nello stagno di fuoco e di zolfo Apoc 20,10). Negare l'azione di Satana nell'ultima tappa della storia che stiamo vivendo, significa allontanarsi radicalmente dalle prospettive del Nuovo Testamento e del Magistero della Chiesa. L’atteggiamento opposto ed ugualmente errato è quello di chi esaspera la potenza e l'azione del Maligno, come se il mondo non fosse sotto il potere di Cristo e il cristiano non lo potesse vincere con la testimonianza della fede. A questo riguardo anche gli scenari più foschi che ci vengono descritti dalla Parola di Dio, soprattutto laddove si descrivono i combattimenti degli ultimi tempi, si concludono tutti con la vittoria di Cristo e dei credenti. Il cristiano, quindi, non sottovaluta i travagli, le lotte, le seduzioni e le tentazioni che contraddistinguono il suo cammino e quello della Chiesa in questo mondo, ma sa che Cristo ha già vinto e che il futuro è nelle sue mani.
LA VENUTA GLORIOSA DI CRISTO
L’ultima tappa della storia umana, che è quella che stiamo vivendo, si concluderà con la venuta di Cristo nella gloria. Si tratta di un dato di fede di fondamentale importanza. Non è un caso che la Bibbia si concluda con l'affermazione di Cristo che la sua venuta è imminente. Colui che attesta queste cose dice: Sì, verrò presto! Amen. Vieni, Signore Gesù" (Apoc 22,20). Come la nostra vita individuale si conclude con il giudizio particolare, così il cammino dell'umanità sarà concluso con la venuta di Cristo giudice che, come dice il Credo, verrà a giudicare i vivi e i morti. La venuta di Cristo concluderà la storia del mondo. A questo riguardo occorre segnalare che non mancano sedicenti rivelazioni private che parlano di venute intermedie, in genere inserite in contesti millenaristici. La visione di fede prevede soltanto due venute di Cristo: la prima nell'umiltà della carne e la seconda in potenza e gloria, che coincide con la fine del mondo. Prevedere una venuta di Cristo intermedia, che inaugura un tempo particolare di pace e di prosperità, prima della venuta finale, significa uscire dalla prospettiva della fede così come è esposta autorevolmente nel Catechismo della Chiesa cattolica (nn. 673-677). Per quanto riguarda la seconda venuta di Cristo occorre ribadire che, secondo la prospettiva del Nuovo Testamento, essa incombe continuamente, anche se non spetta a noi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta (At 1,7). Il cristiano sa che il futuro è nelle mani di Dio e che egli non ne può disporre. Per la storia umana è come per la vita personale: il futuro non ci appartiene. A questo riguardo l'avvertimento di Gesù è perentorio: State pronti, perché nell'ora che non immaginate, il Figlio dell'uomo verrà (Mt 24,44). Paolo, d'altra parte, in più occasioni ribadisce l'imprevedibilità del momento scelto dal Signore. Anche allora circolavano sedicenti rivelazioni private, come avviene ora; qualcuno pretendeva di conoscere il giorno e l'ora. Vale anche oggi l'invito dell'apostolo: Riguardo poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti voi ben sapete che come un ladro di notte, così verrà il giorno del Signore. E quando si dirà: pace e sicurezza, allora, all'improvviso li colpirà la rovina, come le doglie di una donna incinta; e nessuno scamperà (lTess 5,1-3). Parole che rivelano i travagli dei momenti della fine, ma che ribadiscono il carattere improvviso e sconosciuto del momento della venuta del Signore. Il cristiano deve, quindi, diffidare quando supposte rivelazioni private datano la venuta di Cristo nella gloria e la fine del mondo. Non si vuole assolutamente negare la possibilità che Dio riveli il futuro ai suoi santi e ad anime privilegiate. La profezia di Fatima riguardante gli avvenimenti che sarebbero accaduti in questo secolo ha trovato credito nella Chiesa. Ma un conto è la rivelazione di avvenimenti futuri, che non è mai mancata nella storia della Chiesa; e un conto è la rivelazione del giorno della venuta del Signore, che Cristo stesso ha voluto fosse sconosciuta agli uomini: Ecco, allora, se qualcuno vi dirà: ecco, il Cristo è qui, ecco è là, non ci credete; perché sorgeranno falsi cristi e falsi Profeti e faranno segni e portenti per ingannare, se fosse possibile, anche gli eletti.... Quanto poi a quel giorno o a quell'ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre (Mc 13,21-32). Ciò non toglie che il cristiano debba discernere i segni dei tempi e fare le sue riflessioni. Ma poi di fronte all'interrogativo: "siamo dunque alla fine dei tempi?", la sua risposta non può che essere quella di Paolo VI: Non lo sapremo mai!
IL RICONOSCIMENTO DI ISRAELE
La riflessione sulla seconda venuta di Cristo è molto intensa in tutte le pagine del Nuovo Testamento. Ad essa dobbiamo un affresco che descrive il pellegrinaggio della Chiesa in questa fase ultima della storia, come i travagli che essa dovrà affrontare nel momento conclusivo di questa tappa, quando le forze del male scateneranno l'ultima e più tremenda offensiva. Ma è a Paolo che dobbiamo una meditazione di grande spessore teologico, grazie alla quale possiamo in un certo senso cogliere nella storia un segno che la seconda venuta di Cristo è sul punto di realizzarsi. Infatti, secondo l'apostolo, la venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della storia al riconoscimento di lui da parte di tutto Israele. L’intero capitolo undicesimo della Lettera ai Romani è una profonda riflessione sul ruolo di Israele nella storia della salvezza. Secondo Paolo il popolo eletto ha una funzione da svolgere proprio in vista della fine dei tempi: Se, infatti, il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione se non una resurrezione dai morti? (Rom 11,15). Una parte del popolo eletto, osserva Paolo con rincrescimento, si è indurita nell'incredulità verso Gesù. Tuttavia questo rifiuto nel disegno misericordioso di Dio ha ottenuto la grazia della redenzione. Ora, se la negazione ha fruttato al mondo la salvezza, l'accoglimento che cosa significa se non che il mondo entra nella gloria di Cristo risorto? In altre parole, il riconoscimento di Cristo come il Messia e il Signore da parte del popolo ebraico significa che la storia umana è pervenuta alla conclusione. Si tratta di un convincimento di fede ben radicato nella prima comunità cristiana. Pietro, ancora prima di Paolo, lo adombra nel suo discorso agli Ebrei di Gerusalemme dopo la Pentecoste: Pentitevi dunque e cambiate vita perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. Egli dev'essere accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall'antichità, per bocca dei suoi santi profeti (At 3,19-21). C'è da chiedersi da dove abbia origine questa convinzione di fede della Chiesa apostolica, secondo la quale la seconda venuta di Cristo è strettamente legata alla conversione di tutto Israele. Il ragionevole pensare che la fonte originaria sia la parola stessa di Gesù. Infatti un accenno ben preciso in questo senso lo troviamo nei Vangeli, quando Gesù, meditando sul rifiuto di Gerusalemme, preannuncia la distruzione del tempio, a sua volta segno profetico dei dolori della fine dei tempi: Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa sarà lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore! (Mt 23,37-39). Possiamo quindi concludere che nella visione cattolica della fine dei tempi la venuta di Cristo nella gloria è strettamente legata alla sua accettazione da parte di Israele. È lecito, dunque, affermare che prima della conversione di Israele non ci sarà la fine del mondo? A questo riguardo così si esprime il Catechismo della Chiesa cattolica: "La partecipazione totale degli Ebrei alla salvezza messianica, a seguito della partecipazione totale dei pagani (Rom 11, 25), permetterà al popolo di Dio di arrivare alla piena maturità di Cristo, nella quale Dio sarà tutto in tutti" (n. 674). Questo significa che non è possibile ipotizzare la conclusione della storia con la venuta di Cristo giudice senza la sua accettazione da parte dell'intero Israele. Il sì di Maria ha reso possibile la prima venuta nell'umiltà della carne. Il sì di Israele renderà possibile la seconda venuta con potenza e gloria.
I TEMPI DELLA FINE
Abbiamo chiamato "ultimi tempi" la fase della storia umana che stiamo vivendo e che comprende l'arco di tempo che va dall'Ascensione alla parusia. Non sappiamo quanto durerà questa fase definitiva della storia, nella quale agli uomini è offerta la grazia della salvezza. Teniamo presente che la tappa precedente, quella dell'attesa, dopo la caduta originaria e la cacciata dei progenitori dal paradiso terrestre, è durata un periodo di tempo lunghissimo, computabile a centinaia di migliaia di anni. Dio non ha le nostre frette e davanti a lui un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. D'altra parte, soggiunge Pietro, il Signore non ritarda nell'adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiamo modo di pentirsi. Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terrà con quanto c'è in essa sarà distrutta (2Pt 3,8-10). È certo quindi che questo mondo finirà, come d'altra parte la scienza ci assicura almeno per quanto riguarda il nostro pianeta. Non sappiamo quando. Ma, come vedete, il clima di attesa e di vigilanza può avere dinnanzi a sé tempi interminabili. Le misure di Dio non sono le nostre. Un attesa della prima venuta è stata lunghissima. Come si può escludere che l'attesa della seconda venuta si protragga ancora di più? La rivelazione divina, che esclude qualsiasi indicazione sul giorno e sull'ora, non si limita a subordinare la venuta del Signore alla conversione di tutto Israele, ma la colloca in un contesto ben preciso. È la stessa parola di Cristo a designare scenari inquietanti. I tempi della fine, cioè i giorni che precedono immediatamente la seconda venuta, saranno caratterizzati da una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. Al riguardo Gesù si chiede: Il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? (Lc 18,8). Frase misteriosa, il cui senso immediato non può assolutamente sfuggirci. Solo un "piccolo gregge" persevererà nella fede fino alla fine e attenderà la venuta del Signore, mentre la maggior parte degli uomini, compresi molti credenti, avrà perso la fede. In un altro contesto Gesù all'eclissi della fede aggiunge il raffreddamento della carità. Infatti non è possibile smarrire l'una senza perdere anche l'altra. Parlando dei "dolori" della fine così si esprime: "Sorgeranno molti falsi profeti e inganneranno molti; per il dilagare dell'iniquità, l'amore di molti si raffredderà, ma chi persevererà sino alla fine, sarà salvato" (Mt 24, 11). Gesù, come vedete, colloca la fine del mondo in un contesto di grande apostasia dalla fede. In un mondo in cui il Vangelo del Regno è stato annunziato in ogni parte della terra (cfr. Mt 24,14) si consumerà il rifiuto del cristianesimo da parte di molti che vi avevano aderito. È in questo clima di tradimento che si colloca la venuta di Cristo giudice.
L’ULTIMA PROVA DELLA CHIESA
Sulla scia della parola di Cristo gli apostoli, in particolare Paolo e Giovanni, precisano ulteriormente le caratteristiche dell'ultima e più grave prova che la Chiesa dovrà affrontare, prima di incontrare il suo Signore. Il testo più sconvolgente al riguardo è quello della 20 lettera ai Tessalonicesi: "Ora vi Preghiamo fratelli, riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e alla nostra riunione con lui, di non lasciarvi così facilmente confondere e turbare, né da pretese ispirazioni, né da parole, né da qualche lettera fatta passare come nostra quasi che il giorno del Signore sia imminente. Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia e dovrà essere rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio. Non ricordate che, quando ancora ero tra voi, venivo dicendo queste cose? E ora sapete ciò che impedisce la sua manifestazione, che avverrà nella sua ora. Il mistero dell'iniquità è già in atto, ma è necessario che sia tolto di mezzo chi finora lo trattiene. Solo allora sarà rilevato l'empio e il Signore Gesù lo distruggerà con il soffio della sua bocca e lo annienterà all'apparire della sua venuta, l'iniquo, la cui venuta avverrà nella potenza di Satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina, perché non hanno accolto l'amore della verità per essere salvi" (2,1-12). Secondo Paolo la grande apostasia della fine dei tempi sarà causata da un personaggio che si presenta come il nemico di Dio per eccellenza e che fa da strumento all'azione di Satana, che gli comunica un potere sovrumano, un po' come lo spirito del Cristo si comunica ai cristiani. È contrassegnato da tre nomi. È "l'uomo dell'empietà", "il figlio della perdizione", cioè l'uomo destinato a perdersi, e "l'avversario di Dio". Appare chiaramente come un essere personale, che si manifesterà nei tempi della fine, mentre Satana, di cui è lo strumento, agisce fin da ora nel "mistero", esercitando contro i credenti un potere persecutorio e seduttore, come d'altra parte afferma Giovanni nell'Apocalisse quando evoca la bestia simile a una pantera e quella simile a un agnello (cfr Apoc 13,1-18). Paolo attribuisce il ritardo della parusìa a qualche cosa o a qualcuno che impedisce la manifestazione dell'Anticristo, la quale deve precedere la parusia stessa. Non sappiamo di che cosa si tratti, nonostante le moltissime ipotesi al riguardo. È importante sottolineare che comunque il mistero dell'iniquità è già all'opera ed è da questa sua attività che viene suscitata l'apostasia. Una volta tolto l'ostacolo, l'Anticristo entrerà in scena e agirà apertamente. Nel momento culminante della sua ascesa ci sarà l'avvento di Cristo giudice che lo annienterà. Non dobbiamo pensare che questo scenario sia esclusivo dei tempi della fine. In quel momento ci sarà la massima "impostura religiosa" e quindi l'avvento della persona stessa dell'Anticristo. Tuttavia nel corso di tutta la storia della Chiesa il mistero dell'iniquità non cesserà di agire con le armi della persecuzione e della seduzione. Al riguardo è assai istruttivo un testo di Giovanni: Figlioli, questa è l'ultima ora. Come avete udito che deve venire l'Anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l'ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi. Chi è il menzognero se non colui che nega che Gesù è il Cristo? L'Anticristo è colui che nega il Padre e il Figlio (lGv 2,18-22). Par di comprendere che l'intero arco di tempo che va dalla prima alla seconda venuta di Cristo sarà sottoposto alla seduzione e alla persecuzione. Ogni generazione avrà a che fare con le innumerevoli "epifanie" del mistero di iniquità. I falsi cristi e i falsi profeti, come i persecutori, accompagneranno l'intero pellegrinaggio della Chiesa. È Gesù stesso a profetizzarlo: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi (Gv 15,20). Ogni epoca quindi può fare da sfondo a situazioni e a personaggi che sono come l'anticipo del dramma dei tempi della fine. A questo riguardo è molto istruttivo il libro dell'Apocalisse. Esso da una parte descrive lo scenario in cui si colloca la grande prova finale e in questo senso è un libro rivolto al futuro. Ma nel medesimo tempo, medita su eventi già trascorsi e vissuti dalla comunità cristiana, come le persecuzioni di Nerone e Domiziano. Questi avvenimenti sono visti come la profezia del dramma finale. La medesima prospettiva la troviamo nei Vangeli. Gesù certamente tratteggia lo scenario dei tempi della fine nel suo discorso escatologico. Tuttavia egli vede nell'imminente distruzione di Gerusalemme come una anticipazione profetica dei dolori della fine. Che cosa comportano queste indicazioni? Esse sono un invito per ogni generazione cristiana a vegliare e a pregare. Solo l'ultima generazione vedrà i tempi dell'Anticristo e della prova suprema, ma tutte le altre avranno ugualmente a che fare con il mistero di iniquità e le sue manifestazioni. I cristiani non sono del mondo ed ogni generazione dovrà sopportarne l'odio. C'è forse qualche momento della storia passata della Chiesa in cui Satana, l'Anticristo per eccellenza, non abbia tentato di sedurla e di annientala? In un certo senso ogni generazione ha i suoi anticristi, anche se vanno visti come precursori e anticipatori della prova finale, quando si manifesterà l'uomo iniquo per eccellenza.
LA MASSIMA IMPOSTURA
Finora abbiamo seguito molto da vicino i testi biblici, su cui, nel corso dei secoli, si è esercitata la riflessione della Chiesa. È opportuno ora vedere quale lettura ne dà il Catechismo della Chiesa cattolica, che su questo punto offre spunti di grande interesse. Le parole chiave del Nuovo Testamento che descrivono l'azione satanica contro la Chiesa in tutto il corso della sua storia, ma in modo speciale nei tempi della fine, sono "la persecuzione" e la "seduzione A questi due aspetti dell'attività del dragone rosso corrispondono le due bestie dell'Apocalisse. Il Catechismo della Chiesa cattolica dà un contributo importante per approfondire questi due elementi. In che cosa consiste la seduzione che troverà la massima espressione all'apparizione dell'Anticristo? Sappiamo che il Nuovo Testamento a questo riguardo fa riferimento ai falsi profeti, che presentano la menzogna sotto forma di verità, negando in modo particolare che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio (1 Gv 2,22). Il Catechismo della Chiesa cattolica, con una terminologia originale, parla di impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'AntiCristo, cioè di uno pseudo - messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne (n. 675). Il significato di questo testo è ampiamente approfondito dal romanzo di Benson e questo è certamente un merito non piccolo dell'Autore. Si tratta di un rifiuto radicale non solo della Chiesa e di Cristo, ma di Dio stesso. L’uomo si pone al posto di Dio, arbitro della propria vita, del bene e del male, del suo destino. L’uomo, cioè, vuole costruire un mondo senza Dio risolvendo tutti i problemi fondamentali dell'esistenza con le proprie forze. In questo contesto l'Anticristo è colui che incarna lo spirito e il progetto di un mondo che, eliminato Dio, deifica se stesso e pone se stesso come assoluto. C'è da chiedersi quali radici bibliche abbia questa interpretazione della seduzione finale a cui la Chiesa sarà sottoposta. Naturalmente, al primo posto stanno i testi di Paolo, che descrive i tempi della fine come quelli in cui il mondo penserà di essere riuscito a darsi pace e sicurezza (1 Tess 5,3), grazie all'uomo iniquo che per questi successi, ottenuti con la forza di Satana, si siederà nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio (2Tess 2,4). Sullo sfondo, però, c'è un preciso accostamento fra le prove che Cristo stesso ha dovuto subire e quelle che la Chiesa dovrà necessariamente affrontare nel corso della sua storia, in modo particolare negli ultimi tempi. I Vangeli ci riferiscono che fin dall'inizio il tentatore ha cercato di indirizzare Cristo sulle vie di un falso messianismo, basato sulla capacità di cambiare le pietre in pane, di incantare le folle con la potenza dei miracolo e di dominare il mondo con gli strumenti del potere politico. Questa tentazione che Cristo ha respinto, abbracciando la croce, verrà riproposta alla Chiesa nel corso del suo pellegrinaggio e in modo particolare nei tempi finali. Quanti resisteranno al potere d'incanto di questo messianismo secolarizzato, che già il papa Pio XI aveva giudicato intrinsecamente perverso? Molti saranno certamente sedotti, perdendo la fede e lasciandosi raffreddare nella carità soprannaturale. Non si può negare che "l'impostura religiosa" di cui parla il Catechismo della Chiesa cattolica sia una caratteristica distintiva del nostro tempo. Gli ultimi secoli hanno visto il montare della religione umanitaria e il tentativo dell'uomo di realizzare la salvezza attraverso forme politiche di messianismo secolarizzato. L'illusione di costruire il "paradiso in terra", senza Dio e con le proprie forze, è dura a morire. Tramontati i messianismi di marca politica, ne sorgono altri, non meno subdoli, che illudono l'uomo di essere in grado di divenire il padrone del mondo e della vita. D'altra parte per la prima volta nélla storia dell'umanità l'ateismo è divenuto un fenomeno di massa e gli uomini pensano di costruire l'avvenire con le proprie risorse, senza curarsi di Dio e della legge morale. Quanti abbandonano la fede e l'impostazione cristiana della vita, nell'illusione di trovare nel mondo la soluzione dei problemi della propria esistenza! Siamo dunque nel clima caratteristico dei tempi della fine? Impossibile dirlo. Infatti quella del nostro tempo, potrebbe essere una manifestazione rilevante della seduzione anticristica, ma come si potrà essere certi che ci troviamo di fronte "alla massima impostura religiosa", quella appunto dell 'Anticristo? In fondo non è poi così importante sapere se l'ora della venuta del Figlio dell'uomo è ormai giunta. Nessuno potrà esserne certo se non nel momento in cui apparirà come una folgore che viene da oriente e brilla fino a occidente (Mt 24,27). Soltanto quando lo vedremo venire sopra le nubi del cielo con grande potenza e gloria e gli angeli con una grande tromba raduneranno tutti i suoi eletti dai quattro venti, solo allora avremo la certezza che l'ora è giunta. Prima saranno necessari il discernimento della fede e la forza della testimonianza fino al martirio. Molti nel passato, a incominciare dai primi cristiani, hanno pensato che la loro prova fosse quella finale; ma così non è stato. Nessuno potra mai sapere con certezza se la tribolazione che una generazione è chiamata a vivere è quella finale.
LA PASSIONE DELLA CHIESA
Il Catechismo della Chiesa cattolica offre spunti di riflessione molto convincenti anche per quanto riguarda l'altro aspetto della prova finale della Chiesa, che è appunto la persecuzione. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a una dimensione che accompagna il popolo di Dio lungo tutto il corso del suo pellegrinaggio terreno. Gesù non lascia nessuna speranza alle prospettive di un cristianesimo ben adagiato nel mondo. Al riguardo afferma: Metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nome (Lc 1,12). La prospettiva del martirio, nel senso profondo di testimonianza fino al dono della vita, fa parte dell'esistenza cristiana normale. Tuttavia questa possibilità diverrà molto concreta per tutta la Chiesa nei tempi della fine. Le teorie millenaristiche hanno stimolato la riflessione della Chiesa per quanto riguarda l'ultimo tratto del suo cammino su questa terra. Non sarà una marcia trionfale, come appunto il millenarismo sembra insinuare, ma piuttosto il cammino della croce, che avrà il suo epilogo sul Calvario. In questo la Chiesa è chiamata a far rivivere in se stessa il mistero pasquale di Cristo. A questo riguardo il Catechismo della Chiesa cattolica si esprime in termini impressionanti: La Chiesa non entrerà nella gloria del Regno che attraverso quest'ultima Pasqua, nella quale seguirà il suo Signore nella sua morte e Resurrezione (n.677). Il Catechismo parte da un presupposto teologico indiscutibile. La Chiesa è il prolungamento nella storia del mistero di Cristo e le membra del corpo mistico sono chiamate a far rivivere in se stesse l'esistenza di colui che ne è il Capo. La vita pubblica di Gesù è stata contrassegnata dalla predicazione, dalla testimonianza, dalla tentazione e dalla persecuzione. Così sarà il percorso della Chiesa sulle strade della storia. Tuttavia la conclusione della vita di Gesù ha visto il suo ingresso nel mistero dell'immane sofferenza, fino alla morte in croce, nell'ignominia e nell' abbandono. Quando tutto sembrava finito e le forze del male assaporavano la vittoria definitiva, ecco l'intervento dell'onnipotenza divina che sconfigge il potere delle tenebre ed eleva nel fulgore della gloria colui che il mondo aveva sperato di eliminare. Allo stesso modo la Chiesa nella fase conclusiva del suo pellegrinaggio sarà chiamata a rivivere in se stessa la Passione di Cristo, per approdare poi alla gloria della parusìa. Come Cristo essa farà l'esperienza dell'angoscia del Getzemani, sarà tradita, abbandonata da tanti dei suoi, schiaffeggiata, derisa, flagellata e infine condannata a morte e crocifissa. Quando il mondo penserà di aver raggiunto lo scopo di eliminarla dalla faccia della terra, quando si appresterà a cantare vittoria, in quel momento apparirà sulle nubi del cielo il vero padrone del mondo, che introdurrà la Chiesa nella gloria divina della Resurrezione. Contrariamente alle prospettive del millenarismo e a una certa mentalità trionfalista il Regno non si compirà dunque attraverso un trionfo storico della Chiesa, secondo un progresso ascendente, ma attraverso una vittoria di Dio sullo scatenarsi ultimo del male, che farà discendere dal cielo la sua Sposa (CCCn. 677). Infatti il mondo seguirà il dragone e le due bestie e ad essi presterà adorazione: Allora la terra intera, presa d'ammirazione, andò dietro alla bestia e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia... L’adorarono tutti gli abitanti della terra, il cui nome non è scritto fin dalla fondazione del mondo nel libro della vita dell'Agnello immolato" (Apoc 13,3-8). Non poche "rivelazioni private" danno un'interpretazione letterale al Regno dei mille anni di cui parla l'Apocalisse. Perfino autori come Soloviev e Maria Valtorta adottano uno schema apocalittico che pone la manifestazione dell'Anticristo prima del Regno dei mille anni, al termine dei quali collocano l'ultimo scatenamento delle forze del male e quindi la parusia. La Chiesa non ha mai adottato questa prospettiva e, come abbiamo ampiamente illustrato, pone l'Anticristo nel contesto della massima impostura religiosa che precederà i tempi della fine e la venuta di Cristo nella gloria. Come va dunque interpretato il Regno dei mille anni, ampiamente illustrato nell'Apocalisse? "Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo, con la chiave dell'Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico, cioè il diavolo, satana, e lo incatenò per mille anni. (...) Vidi anche le anime dei decapitati a causa della testimonianza di Gesù e quanti non avevano adorato la bestia. (...) Essi ripresero vita e regnarono con Cristo mille anni' (Apoc 20,1-6). Questo testo, interpretato letteralmente, ha portato fuori dalla prospettiva della fede più di un autore. In realtà qui Giovanni ha appena finito di descrivere la grande persecuzione della Chiesa, prima con Nerone e poi con Domiziano. Egli incoraggia i cristiani dicendo loro che, dopo la persecuzione, Dio concederà un periodo di pace e di rinnovamento della Chiesa. Anche la resurrezione dei martiri va intesa simbolicamente, come il persistere della loro presenza spirituale nel cammino di ripresa della Chiesa. Questa interpretazione è assolutamente corretta sotto il profilo teologico. Il pellegrinaggio della Chiesa ha momenti in cui il dragone infierisce con la seduzione e la persecuzione e altri in cui Dio concede pace e tranquillità. Questo avviene per la verità anche sul piano individuale. Guai a noi se Dio permettesse al demonio di attaccarci continuamente! Questo, però, non significa che la tentazione sia scomparsa dall'orizzonte della nostra vita, ma semplicemente che la sapienza di Dio ne dosa l'intensità e la pericolosità. Allo stesso modo il "mistero di iniquità" opera contro la Chiesa negli ambiti della permissione divina, che prevede per il popolo di Dio in cammino l'alternarsi di momenti di grande prova con altri di serenità. Tuttavia non vi è dubbio che alla fine vi sarà uno scatenarsi incontenibile del potere delle tenebre, come mai era accaduto prima. È il momento della massima impostura e dell'Anticristo, della battaglia finale e del trionfo di Dio sulla rivolta del male: Quando i mille anni saranno compiuti (cioè dopo un tempo di pace che Dio ha concesso alla sua Chiesa), satana verrà liberato dal suo carcere (cioè Dio gli permetterà di scatenare l'attacco finale) e uscirà per sedurre le nazioni ai quattro punti della terra, Gog e Magog, per adunarli per la guerra: il loro numero sarà come la sabbia del mare. Marciarono su tutta la superficie della terra e cinsero d'assedio l'accampamento dei santi e la città diletta. Ma un fuoco scese dal cielo e li divorò. E il diavolo, che li aveva sedotti, fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e Il falso profeta: saranno tormentati giorno e notte per i secoli dei secoli (Apoc 20,7-10). Questo celebre testo, completato con quello di Paolo nella 20 lettera ai Tessalonicesi, manda un messaggio molto preciso. Quando la "massima impostura" sembrerà avere il sopravvento e la distruzione della Chiesa apparirà imminente e inevitabile, quando il mistero di iniquità si manifesterà nell'Anticristo, perché ormai non è più trattenuto, quando la Chiesa avrà bevuto fino all'ultima goccia il calice della Passione del suo Signore, allora il trionfo di Dio sulle forze del male prenderà la forma dell'ultimo Giudizio, quello universale, mentre la Chiesa scenderà dal cielo, pronta come una sposa adorna per il suo sposo (cfr Apoc 20,11-21,1-2). Possiamo naturalmente chiederci: si stanno preparando i tempi della grande persecuzione e dello scatenamento delle forze del male? A questo riguardo non si può dare una risposta certa. Ogni epoca vede dispiegarsi contro la Chiesa l'opera di seduzione e di persecuzione da parte del mistero di iniquità. In alcuni momenti è particolarmente intensa, in altri invece il mondo sembra voler ritornare a Dio. Per ogni generazione, come per ogni persona, l'unica cosa veramente importante è uscirne con la palma della vittoria, perché in fondo questo è ciò che conta.
LE FORZE DELL'INFERNO NON PREVARRANNO
Ciò che noi sappiamo sui tempi della fine, perché Dio ce lo ha rivelato, è quanto abbiamo sinteticamente esposto partendo dai testi biblici e dall'interpretazione che la Chiesa ha dato ad essi, soprattutto nel Catechismo della Chiesa cattolica, che riassume al riguardo una riflessione bimillenaria. Nessuna "rivelazione privata" potrà né modificare né sostituire quanto è ormai una dottrina consolidata del Magistero. Anche eventuali nuovi particolari apportati dalle "rivelazioni private" non potranno certo avere la forza e l'autorevolezza dell'insegnamento ufficiale. Al cristiano, per potersi convenientemente orientare, basta questo: arrischiarsi su altri terreni può essere fuorviante. Sulla fine dei tempi non mancano "rivelazioni private" anche di santi, come Santa Ildegonda (1186), Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179) e Santa Brigida (1303-1383). La Chiesa, riconoscendo la santità delle persone, non si esprime sulla natura delle "rivelazioni private", purché si conservino nell'ambito della retta dottrina. Anche noi le possiamo prendere in considerazione, purché compatibili con il quadro della fede. A questo riguardo però è necessaria un'opera di prudente discernimento. Certe supposte rivelazioni da parte di Gesù o della Madonna, che circolano in ambiente cattolico, lasciano al riguardo piuttosto perplessi. Alimentano fra il popolo semplice la leggenda dell'Anticristo che siederebbe addirittura sulla cattedra di Pietro o negli immediati dintorni. Anche il tema della corruzione della Chiesa è talmente esasperato che ci chiediamo se queste sedicenti rivelazioni prodotte in ambito cattolico non riecheggino piuttosto motivi cari alle sette di tutte le epoche. Non vi è dubbio che i testi biblici alludano alla perdita della fede e al raffreddamento della carità nei tempi che precedono la fine e che quindi molti saranno i seguaci dell'Anticristo che avranno tradito la Chiesa. Ma né la persecuzione né la seduzione potranno intaccare la sede di Pietro e il collegio apostolico a lui unito, anche se potrà esserci la defezione di qualche singolo membro. La promessa di Cristo: Le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa, conserva tutto il suo valore fino alla fine della storia.
SONO GIUNTI I TEMPI DELLA FINE?
Dopo questa schematica esposizione della dottrina cattolica sulla fine dei tempi è lecito porsi la domanda che non pochi, al mutar di millennio, spontaneamente si pongono: "Sono arrivati i tempi della fine?". A questo riguardo occorre innanzitutto tener presente un dato certo della dottrina della fede e cioè che la venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della storia al riconoscimento di lui da parte di "tutto Israele" (CCC n. 674). Prima del riconoscimento di Cristo da parte del popolo ebraico non si può parlare di fine del mondo. Resta certamente un compito fondamentale per ogni generazione cristiana smascherare l'impostura religiosa ordita instancabilmente dal mistero di iniquità. Ogni epoca in fondo vive in anticipo, sia pure con minor intensità, il dramma della fine. Il nostro tempo ha visto una grande tribolazione e sta vivendo una "grande impostura". Il vero problema è come uscirne vittoriosi e fortificati. Il Magistero ecclesiastico, che guida la navicella di Pietro fra i marosi della storia, ci invita a guardare al futuro con gli occhi della speranza. Secondo un concetto caro al Santo Padre, la Chiesa si trova ancora soltanto agli inizi della evangelizzazione del mondo. Lungi dall'accarezzare scenari foschi, il papa indica come meta immediata del cammino della Chiesa la celebrazione del grande Giubileo, avvenimento di intensa letizia per il compleanno due volte millenario di Cristo. Il popolo di Dio è invitato a camminare verso il futuro con spirito penitenziale, unito alla fiducia e a sentimenti di riconoscenza. Non si vede come le profezie di sventura e di grandi tribolazioni possano essere compatibili con questo clima. Quando i tempi tremendi della massima impostura e della grande tribolazione saranno venuti, Dio non mancherà di dare la luce del discernimento a chi avrà posto a capo della sua Chiesa.
IL SEGRETO
DI FATIMA
PRIMA E SECONDA PARTE DEL "SEGRETO"
nella redazione fattane da Suor Lucia nella "terza memoria" del 31 agosto 1941, destinata al vescovo di Leiria-Fatima (testo originale) (traduzione) Dovrò, perciò parlare un po' del segreto e rispondere al primo punto interrogativo. Cos'è il segreto. Mi pare di poterlo dire, perché dal Cielo ne ho già il permesso. I rappresentanti di Dio in terra mi hanno pure autorizzata, varie volte in varie lettere, una delle quali credo sia conservata dall'Ecc. V Rev.ma, quella del P. Giuseppe Bernardo Gonçalves, nella quale mi ordina di scrivere al Santo Padre. Uno dei punti che mi indica, è la rivelazione del segreto. Qualcosa ho detto, ma per non allungare troppo quello scritto, che doveva essere breve, mi limitai all'indispensabile lasciando a Dio l'opportunità d'un momento più favorevole. Ho già esposto nel secondo scritto, il dubbio che mi tormentò dal 13 giugno al 13 luglio, e che in quest'apparizione svanì. Bene. Il segreto consta di tre cose distinte, due delle quali sto per rivelare. "La prima dunque, fu la visione dell'inferno. La Madonna ci mostrò un grande mare di fuoco, che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. Questa visione durò un momento. E grazie alla nostra buona Madre del Cielo, che prima ci aveva prevenuti con la promessa di portarci in Cielo (nella prima apparizione), altrimenti credo che saremmo morti di spavento e di terrore. In seguito, alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza: "Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace".
TERZA PARTE DEL "SEGRETO" (testo originale) (traduzione)
"La terza parte del segreto rivelato il 13 luglio 1917 nella Cova di Iria-Fatima. Scrivo in atto di obbedienza a Voi mio Dio, che me lo comandate per mezzo di sua Ecc.za Reira il Signor Vescovo di Leiria e della Vostra e mia Santissima Madre. Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l'Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: "qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti" un Vescovo vestito di Bianco "abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre". Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c'era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c'erano due Angeli ognuno con un annaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio".
ATTO DI CONSACRAZIONE A MARIA
Testo utilizzato dal Papa Giovanni Paolo II in occasione della celebrazione del Giubileo dei vescovi, la domenica 8 ottobre 2000
"Donna, ecco il tuo figlio!" (Gv 19, 26) dopo l'Anno Giubilare in cui Tu, o Madre, ci hai nuovamente offerto Gesù, il frutto benedetto del tuo grembo purissimo, il Verbo fatto carne, il Redentore del mondo, risuona particolarmente dolce per noi questa sua parola che a Te ci rinvia, facendoti nostra Madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Affidando a Te l'apostolo Giovanni, e con lui i figli della Chiesa, anzi gli uomini tutti, Cristo non attenuava, ma piuttosto ribadiva, il suo ruolo esclusivo di Salvatore del mondo. Tu sei splendore che nulla toglie alla luce di Cristo, perché esisti in Lui e per Lui. Tutto in Te è "fiat": Tu sei l'Immacolata, sei trasparenza e pienezza di grazia. Ecco, dunque, i tuoi figli, raccolti intorno a Te, all'alba del nuovo Millennio. La Chiesa oggi con la voce del Successore di Pietro, a cui s’unisce quella di tanti Pastori di ogni parte del mondo, cerca rifugio sotto la tua protezione materna ed implora con fiducia la tua intercessione di fronte alle sfide che il futuro nasconde. Vogliamo oggi affidarti il futuro che ci attende, chiedendoti d'accompagnarci nel nostro cammino. Siamo uomini e donne di un'epoca straordinaria, tanto esaltante quanto ricca di contraddizioni. L'umanità possiede oggi strumenti d'inaudita potenza: può fare di questo mondo un giardino, o ridurlo a un ammasso di macerie. Ha acquistato straordinarie capacità d'intervento sulle sorgenti stesse della vita: può usarne per il bene, dentro l'alveo della legge morale, o può cedere all'orgoglio miope di una scienza che non accetta confini, fino a calpestare il rispetto dovuto ad ogni essere umano. Oggi come mai nel passato, l'umanità è a un bivio. E, ancora una volta, la salvezza è tutta e solo, o Vergine Santa, nel tuo figlio Gesù. Per questo, Madre, come l'Apostolo Giovanni, noi vogliamo prenderti nella nostra casa (cf Gv 19, 27), per imparare da Te a conformarci al tuo Figlio. "Donna, ecco i tuoi figli!". Siamo qui, davanti a Te, per affidare alla tua premura materna noi stessi, la Chiesa, il mondo intero. Implora per noi il Figlio tuo diletto, perché ci doni in abbondanza lo Spirito Santo, lo Spirito di verità che è sorgente di vita. Accoglilo per noi e con noi, come nella prima comunità di Gerusalemme, stretta intorno a Te nel giorno di Pentecoste (cf At 1,14). Lo Spirito apra i cuori alla giustizia e all'amore, induca le persone e le nazioni alla reciproca comprensione e ad una ferma volontà di pace. Ti affidiamo tutti gli uomini, a cominciare dai più deboli: i bimbi non ancora venuti alla luce e quelli nati in condizioni di povertà e di sofferenza, i giovani alla ricerca di senso, le persone prive di lavoro e quelle provate dalla fame e dalla malattia. Ti affidiamo le famiglie dissestate, gli anziani privi di assistenza e quanti sono soli e senza speranza. O Madre, che conosci le sofferenze e le speranze della Chiesa e del mondo, assisti i tuoi figli nelle quotidiane prove che la vita riserva a ciascuno e fa' che, grazie all'impegno di tutti, le tenebre non prevalgano sulla luce. A Te, aurora della salvezza, consegniamo il nostro cammino nel nuovo Millennio, perché sotto la tua guida tutti gli uomini scoprano Cristo, luce del mondo ed unico Salvatore, che regna col Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.